Dino Buzzati
Fonte: http://it.shvoong.com
In questo primo romanzo, datato 1933, già si intuiscono alcuni dei temi più cari a Buzzati e che si ritroveranno in alcuni racconti e nella sua opera più famosa: "Il deserto dei Tartari". Come in quel romanzo, anche qui il vero protagonista della vicenda è il Tempo che passa, immutabile e quasi incurante delle vicende umane. Bàrnabo è una guardia forestale che sorveglia con alcuni suoi colleghi una polveriera. Le giornate scorrono uguali una dopo l'altra, rotte solo dall'attesa, che è quasi speranza, di poter affrontare i banditi. L'evento che scuote la vita solitaria di montagna di quegli uomini è l'uccisione inattesa del vecchio Del Colle da parte dei banditi. Bàrnabo e gli altri faranno di tutto per vendicare la morte del loro capo ma in una battuta esterna, lasciano sguarnito il fortino e consentono ai banditi di impossessarsi di parte delle loro munizioni. Per questa inadempienza, Bàrnabo perde il posto e sarà costretto a lavorare nei campi per i successivi 5 anni. Eppure, come per Giovanni Drogo del "Deserto dei Tartari" era la Fortezza Bastiani, il senso dell'esistenza, il possibile compimento del destino per Bàrnabo e su quella montagna, Infatti, egli ritornerà in quei luoghi che, anni prima, furono teatro del suo fallimento e la sorte, stavolta, gli ridona l'occasione di incontrare i banditi e di poterli uccidere. Ma Bàrnabo non sparerà perchè si renderà conto che versare quel sangue non gli avrebbe potuto restituire la pace interiore. Capirà, dunque, che la tranquillità del cuore e l'appagamento interiore sono percorsi individuali ed intimi che, solo con l'aiuto del tempo, possono offrire ristoro al fervore confuso del nostro vivere.
Nessuno si ricorda quando fu costruita la casa dei guardiaboschi del paese di San Nicola,
nella valle delle Greve, detta anche la casa dei Marden. Da quel punto partivano cinque sentieri
che si addentravano nella foresta. Il primo scendeva giù per la valle verso San Nicola e a poco a
poco diventava una vera strada. Gli altri quattro salivano fra i tronchi, sempre più incerti e
sottili, fino a che non rimaneva più che il bosco, con gli alberi secchi e rovesciati per terra e
tutte le sue vecchissime cose. E sopra, a Nord, c'erano le bianche ghiaie che fasciano le montagne.
Il sole si leva dalle grandi cime, gira sopra la Casa dei Marden e tramonta dietro al Col Verde.
Soffia il vento alla sera, portando via un'altra giornata. Del Colle, il capo dei guardiani,
quest'oggi è in vena e ha lunghe storie da raccontare. Solo lui se le ricorda, ma a dirle
tutte si farebbe notte e poi ancora mattino e non sarebbe finita.
... È che tutti vivono così, come se da un'ora all'altra dovesse arrivare qualcuno; non l'assalto di un nemico,
ma qualcuno, sconosciuto, non si può dire chi.
... A pochi metri sono i quattro nemici ch'egli potrebbe accoppare. Eppure Bàrnabo, immobile, pensa a quante
inutili pene gli hanno riempito la vita. Pensa alla Casa nuova, deserta, alle sue cene tranquille, al
lume della lanterna, ai giorni che si aggiungono ai giorni; gli pare persino di udire il vento che
risuona tra gli abeti. I nemici fanno ritorno. Adagio come sono venuti, ripercorrono la cengia.
Bàrnabo li lascia andare. C'è una grande tranquillità mentre incomincia la sera.
Il cielo, prima di notte, si è voltato al cattivo tempo con densi strati di nubi. Tutto è rimasto quieto,
attorno alla Casa nuova. Scricchiolii nei legni del tetto. Un calabrone che si ostina su e giù tra le erbe
della radura. Deboli soffi di vento che sfiorano la foresta. Un uccello si è poi messo a cantare al limite
della spianata. Gli uomini sono giù al paese; sono dietro a giocare alle bocce, camminano per la piazza,
chiacchierano tranquilli. Ogni tanto qualche risata.
L'orologio suona le cinque. Lo squillo della campana si allarga oltre il paese, si avanza attraverso i
boschi, ma sempre più affievolito. Già prima della Casa nuova è stanco e si deve fermare, impigliato in
mezzo ai rami. Ecco Bàrnabo che ritorna. Si è rotto una specie di incanto, poco prima, tra le crode.
Sono rimaste tutte sole, non ci son più briganti né spiriti, queste cose sono finite. Egli avanza con
il solito passo, attraversa adagio la radura.
I suoi scarponi risuonano sulla soglia della Casa. Un ragno ha tessuto la tela nell'andito della porta;
qualcuno forse credeva che Bàrnabo non sarebbe tornato, che fosse rimasto lassù, accanto a Del Colle e
Darrìo, ucciso in mezzo alle ghiaie.
Spalancate le finestre per raccogliere la poca luce, Bàrnabo scarica il fucile, in cui aveva
messo una cartuccia, e lo appoggia alla rastrelliera. Tutto come al solito. Nulla davvero è
successo. Poco dopo, come le altre sere, si può scorgere anche da lontano il riflesso del
fuoco che tremola contro i vetri. Bàrnabo è seduto vicino alla fiamma. Il suo viso, rimasto in
ombra, non si riesce a vedere.
La stanchezza, un po' di vino, e tanti pensieri che passano, nella notte del25 settembre. Dopo
tutto, non era meglio? Il fuoco continua a ondeggiare e i legni fanno degli scoppi. Forse, tra
le crode, si è messo a nevicare, dev'essere un turbinìo lento, in mezzo alle nere pareti; ci
dev'essere anche, in cima a una guglia sottile, il cappello di Del Colle, fissato con un chiodo.
La neve ne ricoprirà le falde, facendo una bianca corona.
Bàrnabo non è andato a dormire. Lentamente passa la notte. Tra poco comincerà ad albeggiare, si vedrà
una nuova giornata. La vita continua a passare, ininterrotta su tutta la terra. Bàrnabo ha rialzato
il capo come per ascoltare; è il suo cuore che batte oppure è il passo della sentinella fuori della
Polveriera? È stanco, un po' addormentato, non riesce più a ricordare. Allora, come una volta,
come nei tempi lontani, Bàrnabo prende il fucile e si avvicina alla soglia. Fuori c'è il grande
silenzio e una pallida luce nel cielo tutto coperto. Le montagne sono nascoste ma si sentono
vicine; sono immobili e solitarie, sprofondate nelle nubi.